Ho letto questo articolo di Alessio e sono capitato su una frase, riguardo a Reeder 2, che mi ha fatto letteralmente saltar giù dalla sedia: “sicuramente, i miei amici con iOS non hanno ancora comprato Reeder 2 [..], e ci sarà pure un motivo.”
Bene: analizziamo il caso Reeder 2 e perché forse non ha tanto senso usarlo come esempio per spiegare “perchè non far pagare gli upgrade”.
Non si tratta di un’update specifico per iOS 7, ma si tratta di una nuova app universale (prima c’era Reeder per iPhone e Reeder per iPad) che aggiunge il supporto ai diversi gestori RSS dell’era post-googlereader (che era stato aggiunto solo all’app per iPhone, lasciando indietro quella per iPad). Il perché di questa scelta lo spiega benissimo lo stesso Silvio Rizzo, autore dell’applicazione, nelle FAQ sul sito ufficiale:
“The main goal of Reeder 2 was to bring the iPad version up-to-date. At first, the plan was to do an iPad only update. On the iPad, it’s a completely new app, finally adding support for multiple services. Reeder for iPhone is still available in the App Store. That said, if you only use Reeder on your iPhone there’s no need to upgrade unless you like the new UI, of course. Reeder 2 is just the beginning, think of it as the initial release of a new app. More will come.”
Io avevo pagato entrambe le app e ho comprato anche questa nuova versione. Perché sono spendaccione? No, perché ho valutato che mi convenisse di più pagare l’app (e far guadagnare qualcosa all’ottimo sviluppatore) piuttosto che continuare ad usare altre applicazioni (eventualmente gratuite).
Dopo la chiusura di Google Reader, ho trasportato tutto su Feedly (ed ho pagato il loro servizio pro a vita) e per quanto via web mi trovi abbastanza decentemente, non riesco ad usare la loro app iOS, soprattutto su iPad: la trovo scomoda da usare, con tutta un serie di gesture e altri piccoli dettagli che non riesco a digerire (o ad abituarmici), a partire dalla lentezza, dal voler trasformare il mio feed in un magazine a tutti ai costi, fino ad arrivare all’impressione che generi troppo traffico dati. Provate ad entrare in una categoria, passare ad un altra e ritornare alla categoria predente: dal tempo che impiega, sembra che stia ricaricando di nuovo tutto da capo, comprese le immagini. Che non abbia forse un sistema di caching? Questa è una cosa che con Reeder non succede (e non è mai successa). Il passaggio da una categoria all’altra è istantanea (mentre in background l’app effettua l’eventuale aggiornamento dei feed). Sembra una cavolata ma risparmiare quei 10-15 secondi che per me vuol dire molto, considerando l’uso che ne faccio sui mezzi. Inoltre le immagini vengono pre-caricate solo solo in caso di connessione wi-fi e ciò permette di consumare dati solo per le immagini degli articoli che si vogliono veramente leggere, evitando di andare ad influire catasfroficamente sulle soglie dati 3G.
Quindi, alla fine, sì, l’ho pagata e l’ho pagata tanto*, ben 4.99€. E sono contento di averlo fatto, in barba a tutti quelli che fanno storie anche per pagare l’eurello annuo chiesto da Whatsapp per continuare a fornire un buon servizio, senza pubblicità (e permettendo agli utenti di risparmiare così decine di euro in sms e mms).
Ma ritornando al discorso principale, inizio ad avere numerosi dubbi che la strategia “paghi una volta, aggiorni per sempre” alla base dei diversi store di app sia corretta o ancora valida. Non tanto guardandola come consumatore (se è gratis, va sempre bene, giusto?), quanto invece osservandola dal punto di vista di uno sviluppatore. È veramente sostenibile una politica del genere?
Ci sono degli aggiornamenti incrementali, in cui poco alla volta si aggiungono nuove funzioni, si correggono i bug, viene migliorato il servizio. Ma ci sono molti altri casi – non dipendenti direttamente dalla software house – in cui tutti i piani vengono mandati all’aria: che può essere l’aggiornamento dell’OS con un sistema grafico completamente differente dal passato e che obbliga a lavorare da zero su UI e UX (come è successo proprio ora con il passaggio ad iOS7), che può essere un fornitore che sopprime le API a cui ti affidi e sei obbligato a cercare nuove soluzioni (come nel caso di Google quando ha chiuso Google Reader), il cambio di architettura software o hardware che ti costringono a rimettere mano a tutto il tuo codice e ottimizzarlo da zero (potrebbe – ma non così esperto da esserne sicuro – essere il caso del passaggio a 64bit su iPhone 5s).
Sono tutti costi che devono ricadere solo sullo sviluppatore di turno? A mio avviso no. Sta allora sviluppatore valutare se gli è conveniente (sostenibile?) far felice i suoi clienti e offrire un aggiornamento gratuito oppure no.
Ken Case, CEO di OmniGroup, fa giustamente notate: “we cant’ keep making this stuff for free”. Lanciata nel 2008 all’apertura di AppStore, l’applicazione OmniFocus è state sempre aggiornata gratuitamente (per 5 anni) ma adesso, col passaggio ad iOS7, è stato proposto un upgrade a pagamento: “Now seemed like the right time to ask for another $20,” ha infatti affermato Case. “If I’m buying a movie, I don’t expect to get the sequel for free.” Aggiunge poi: “If people had a perfect understanding of what we’re doing and why, they’re not going to be upset, but there will always be people that we don’t reach.”
Direi che è il caso, per Apple e Google, di studiare un sistema di upgrade delle app che permetta sia a consumatori che ai developer di ottenere dei vantaggi: qualcosa che consenta di offrire un prezzo agevolato a chi ha già l’applicazione, in modo da permettere all’utente comune di non sentirsi “preso in giro” o “poco considerato” dallo sviluppatore ed essere invogliato all’acquisto e allo sviluppare di aumentare la percentuale di upgrade della propria app, piuttosto che rischiare di perdere clienti (che potrebbero migrare verso altre app o servizi concorrenti).
Ben altra è invece la conclusione di Marco Arment alla fine del post che aveva citato Alessio:
“Paid-up-front iOS apps had a great run, but it’s over. Time to make other plans.”
Vedremo cosa succederà, ma nel frattempo direi che è il caso, per noi utenti, di smetterla di pretendere che tutto sia dovuto e senza pensare alla fatica e al lavoro che c’è dietro.
* no, per me quei 4,99€ non sono tanti.
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