South of Midnight

Oggi ho finito South of Midnight, gioco di avventura in terza persona sviluppato da Compulsion Games (gli stessi di Contrast e di We Happy Few) e Xbox e disponibile da diversi giorni sul catalogo di Xbox Game Pass e su Steam.

Il gioco è ambientato nel profondo sud americano ed è uno di quelle produzioni che – pur non avendo un budget da tripla A – sono molto ispirati nella narrativa e nell’estetica e ti accompagnano man mano nella storia lasciandoti un sacco di emozioni, che sia stupore per la bellezza di quanto mostrato a schermo o brividi, rabbia, frustrazione e agitazione per quanto narrato.

Il gioco racconta il viaggio di Hazel alla ricerca della madre, letteralmente portata via da un uragano. Un viaggio che passa per diverse realtà distorte dalla forza dei sentimenti negativi, che hanno distorto il mondo e trasformano in mostri le persone. Un viaggio che poi è un’esplorazione non solo della realtà in cui Hazel è cresciuta, ma un confronto con il segreto nascosto dalla nonna e la scoperta di possedere dei poteri che permettono di sciogliere i nodi negativi e riparare quel che era rotto.

Un viaggio che attraversa un po’ tutti i topos classici del genere, arrivando fino al classico mondo dei sogni, con un boss finale che si nutre dei sogni e delle speranze delle anime intrappolate nei suoi sogni infiniti.

L’esplorazione del mondo è piuttosto guidata su binari, al netto di varie deviazioni qua e là che portano a trovare diversi scritti collezionabili, che aggiungono profondità alla trama, e alle valute che permettono di migliorare i poteri di Hazel e la vita massima. A intervallare l’esplorazione ci sono una serie di combattimenti che sono comunque piacevoli da affrontare e ben bilanciati, anche se si soffre un po’ di legnosità nel concatenamento degli attacchi e nei movimenti di camera spesso non aiutano a capire le azioni dei nemici all’interno delle piccole arene. Nulla comunque di così grave da rovinare l’esperienza e soprattutto assolutamente perdonabile al piccolo team di sviluppo, considerando che problemi del genere ci sono anche in giochi ben più blasonati e con più budget a disposizione (Assassin’s Creed, parlo con te).

A incoronare questo racconto magistrale tra folklore e magia, c’è una colonna sonora di tutto rispetto, che nei punti salienti dei vari capitoli si accende con brani cantati che emozionano e accompagnano con un mix perfetto il viaggio di Hazel, fino al confronto con il relativo boss.

Anche se siamo solo ad Aprile, per il momento South of Midnight è il mio gioco dell’anno: la sua capacità di stupire ed emozionare ha lasciato il segno. Ha la forza di una forte visione creativa sulla storia che permea tutti gli aspetti del gioco: i combattimenti, il design dei boss e dei nemici, lo stile artistico e il design delle location fino alla musica. Un gioco che il cui la meccanica di fondo non è lo sconfiggere i nemici, ma riparare le ferite del cuore delle persone, aiutarli a superare i traumi e aiutare gli altri.

Spero che questo 2025 ci porti molti altri giochi così belli e ispirati.


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