Io alla fine direi che sto bene.
Recluso in casa come tutti, da non so quanti giorni, ma non ci tengo neanche a contarli.
Lavoro, tanto. E il fatto di essere comunque a casa, che altro hai da fare?, di avere l’ufficio che coincide col tavolo su cui mangio e il divano su cui guardo la tv o gioco ad Animal Crossing o Final Fantasy VII Remake non aiuta. Ma anche questo, credo che sia lo stesso per tutti.
Non mi lamento, però, di questo tanto lavoro. Mi sento fortunato di essere uno di quelli che ha potuto fare smart working dal primo giorno, senza dover andare una volta in ufficio. Non è stato facile all’inizio. Abbiamo dovuto imparare a capire come gestirci, come comunicare, come cambiare la gestione delle attività per ottimizzare ancora di più i processi che sono ovviamente cambiati, anche solo la maggiore lentezza di accesso al server via VPN. Ma ci siamo adattati. Ed è andata bene. Tanto che siamo riusciti a vincere una gara importante proprio durante questi giorni di quarantena. E sono tanto fiero e contento dei miei colleghi che hanno ottenuto il risultato.
Mi sento fortunato di poter passare le giornate a lavorare, tranne che per una minima riduzione oraria, anziché essere a casa a far nulla in cassa integrazione piena, come purtroppo alcuni miei contatti o a rischiare la vita per il bene di tutti come tanti amici medici e infermieri o anche solo tutti quelli nella filiera di trasporti e gdo.
Fatico a mantenere la mia routine di allenamento. Avevo iniziato super carico, seguendo le video lezioni di Virgin Active (functional, mobility, stretching), la mia palestra, soprattutto quelle fatte da Manuel, il mio personal trainer. Poi mi sono perso. Prima con delle scuse (non ho i pesetti! Li ordino su Amazon! Arrivano tra chissà quanto. Ok, sono arrivati), poi perché non riesco a trovare il tempo giusto. Eppure sono comunque a casa, che altro ho da fare? Ora però mi son dato un micro obiettivo dal prossimo lunedì: svegliarmi prima (diciamo 7:30/8), una veloce colazione dei campioni e poi una sessione di allenamento di mezz’ora. Poi doccia e pronto per le 9:30 a iniziare la giornata lavorativa. Ce la farò a ritagliarmi questo tempo per me?
Passo le giornate in call e videocall e mi sento libero quando quando qualcuno chiama sul caro vecchio cellulare e non su Teams o su Zoom: così almeno posso girare e passeggiare per tutta casa.
14mila passi a fuoria di girare nel mio salotto durante tutte le call della giornata. Not bad, not bad. pic.twitter.com/eod4vmseCq
— Lorenzo (@nomoreme) April 27, 2020
Cioè, potrei farlo anche con le call su teams: videocamera spenta, Mac in mano e passeggiate per casa. Così si può fare un po’ di sollevamento pesi. Però, ecco. Mi sembrava un po’ sbatta. Per questo alla fine mi son comprato delle cuffiette con un microfono decente. La scelta è caduta sulle Huawei Freebuds 3, su consiglio di Luca. Motivo della scelta? Sono Huawei quindi almeno col mio telefono dialogano alla perfezione (l’alternativa era orientarmi sulle AirPods, perché almeno avrebbero dialogato alla perfezione con il Mac personale e quello del lavoro). Autonomia più che decente. Noise cancelling disponibile pur avendo un design open ear, che preferisco alle in-ear. Design troppo copiato dalle AirPods, quello sì. Però almeno le ho prese rosse (anche se erano disponibile solo su Amazon, a un prezzo leggermente maggiore rispetto alle controparti bianche o nere sul Huawei Store aperto da pochi giorni). E devo ammettere che son bellissime esteticamente e hanno una qualità del suono (e dei bassi) che non mi aspettavo.
Come tanti altri, ho provato anche io a fare la pizza. Confesso che il tutto era nato da una qualche forma di ansia dal possibile contatto con il rider. Paure ovviamente quasi totalmente immotivate, visto come tutte le compagne di deliver si sono subito organizzare per organizzare delle modalità di “consegna sicura”. Giusto ieri ho fatto il terzo tentativo, seguendo i consigli di Valentina che ci prova a trasformarmi in un cuoco provetto e con l’aiuto fondamentale del mio robottino Moulinex. E sono soddisfatto del risultato e del sapore che ha. Esteticamente è venuta anche bella. Ora devo solo imparare a gestire un po’ meglio la cottura, e il forno vecchio sicuramente non aiuta.
Mi sto rendendo conto che chiacchiero tantissimo, con tutti. Beh, non che prima fossi uno zitto e silenzioso. Eppure mi sembra che ci stiamo interessando ognuno molto di più degli altri. Che siano amici, genitori o anche solo colleghi di lavoro o clienti. Mi sono accorto che sono passato dal come va? al chiedere come stai? Ed è bello scambiare chiacchiere di come tutti assieme si stia affrontando questa situazione. Come stiamo reagendo dal punto di vista personale e lavorativo. E come tutto ciò dà un po’ di carica in più.
Mi sto sforzando di affrontare tutto con molta più positività. È qualcosa che avevo iniziato a fare più o meno da inizio anno, per un nuovo Lorenzo, in generale più sereno. E il mantra di questi giorni, nei momenti difficili è diventato un conta fino a dieci e poi disinnesca la bomba. Che può essere un piccolo o grande pasticcio lavorativo, una lamentela, un problema con un cliente o su un progetto. Non è facile né leggero in termini di energie spese, però provo a ragionare ancora di più sulle reazioni di quello che potrei scrivere o fare, in una situazione complicata e/o un po’ arrabbiata. E ciò porta sempre a trovare una soluzione alternativa che in qualche modo calmi gli animi e far avanzare il progetto. E quando finalmente tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto: wow, che bella sensazione.
Sto giocando, abbastanza, ma non sempre sempre. Moltissimo ad Animal Crossing (anche se con alti e bassi dal punto di vista del tempo) e un po’ meno a Final Fantasy VII Remake. Ci sarebbe tantissimo da dire sia dell’uno (avevo scritto qualcosa qui) che dell’altro. E Destiny 2 invece è totalmente sparito dal mio radar. Tornerò a esplorare lo spazio profondo, amici di Bungie. Solo, non adesso.
Sto continuando a guardare un po’ di serie TV. Complice l’arrivo di Disney+, ho finalmente iniziato le 7 stagioni di Clone Wars (e nel frattempo, sono arrivato alla 5ª). Ho divorato il reboot di Duck Tales (che ricordo avere una sigla belissima), in attesa arrivi anche in Italia la seconda stagione. Ho recuperato qualche classico che non avevo mai visto (tipo Red & Toby e – sì, lo confesso – Aladdin) e a rivederne qualche altro, ma si conferma che no, non sono tipo da rewatch. Mi son divorato la nuova stagione di Bosch su Amazon Prime e sto guardando Tales from the Loop. Serie antologia distopica, con una fotografia da paura, ma al tempo stesso altalenate a livello di qualità della sceneggiatura. Se sei curioso, piuttosto guardati il secondo angosciante e bellissimo episodio, poi basta.
E invece, dopo tanto parlare di me, tu come stai?
PS: questo post, in realtà, mi frullava in testa da un po’. Più o meno da quando Francesco aveva scritto “Voi come state? Noi stiamo bene!”, con una chiusa con tag in pieno stile catenella di blog / alberelli di anni e anni fa.
Poi, vabbé, io mi dimentico le cose, non ho voglia e quindi eccomi dopo quasi un mese.
La foto di apertura è di Max van den Oetelaar, trovata per caso su Unsplash, cercando – come sempre succede in questi casi – altro. È diventata così il wallpaper del Mac personale, sostituitendo finalmente lo sfondo di default dopo quasi 2 anni e mezzo di vita.
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