Era un bel po’ che stavo meditando al passaggio ad Android, ma il fattore scatenante è stato un semplice problema hardware: la batteria del mio iPhone 5, dopo circa 3 anni di utilizzo, era ormai letteralmente impazzita (carica che durava neanche i 50 minuti del viaggio in treno Bergamo-Milano, usando praticamente solo Spotify – con canzoni già in cache, che si spegneva al 25-30% o altre volte che arrivava all’1% ma poi reggeva per ore) e che con alcune applicazioni iniziava a faticare, con blocchi sporadici (e no, non avevo alcuna voglia di ristinare l’OS e partire da zero senza backup per vedere se magari le cose si sistemavano).
Un altro complice è stato l’arrivo in casa di un ASUS ZenPad S 8.0 (di cui ho scritto su fuorigio.co) che mi ha confermato una cosa che sospettavo già da un po’: Android è ormai un sistema maturo, robusto e che può competere quasi alla pari con iOS in un utilizzo da tutti i giorni.
Un’altra motivazione è stato valutare come, nel mondo Android, ci siano produttori che riescano a costruire buone macchine dal punto di vista hardware e a commercializzarle sul mercato a un prezzo assolutamente competitivo. No, Samsung, non sto parlando di te; sto parlando ancora di ASUS (quel tablet, top di gamma, è venduto a circa 250€) e, una tra tutti, quella marca cinese comparsa dal nulla di OnePlus.
Poi diciamolo: ho sempre avuto la voglia di smanettare, toccare con mano, capire come funziona veramente Android nella vita di tutti i giorni.
Mi sono reso conto che non c’era nulla che mi legasse così pesantemente ad Apple e al suo ecosistema. Già solo un paio di anni fa non avrei mai potuto rinunciare alla mia musica su iTunes, ma oggi la mia library è in mano a Spotify e se anche dovessi decidere di tornare sui miei passi e dare un’altra possibilità a Apple Music, non sarebbe un problema visto che c’è anche l’app Android; le mie mail e i miei contatti sono già in mano a Google; tutti i servizi di messaggistica sono multipiattaforma (tranne iMessage, ma pazienza); le mie foto sono sia su iCloud Library che backuppate in risoluzione originale su Google Photos (e sì: al momento preferisco di gran lunga Google Photos. E devo ringraziare i 100GB di spazio Google che ASUS regala per due anni a chiunque abbia uno ZenPad);
Le uniche cose che avrei perso sarebbero state la mia storia di giocatore di Game Center, tutti i salvataggi per i giochi che non si sincronizzano con FB, i vari acquisti fatti, la possibilità di usare Reeder come client di Feedly (e no, non ditemi che c’è l’app ufficiale, perché è OSCENA) e iTVShows come client di Trackt.tv (credo di aver provato ogni client Android esistente per tablet ma nessuno ha la vista fondamentale per me: quella con l’elenco degli episodi da vedere in ordine di numero).
Insomma: il passaggio ad Android anche per il telefono principale era più che possibile, senza troppi sacrifici.
Sono tutt’ora convinto che iPhone sia una macchina ottima sotto tutti i di vista. E, per quanto il vantaggio rispetto alla concorrenza si stia assottigliando, non è possibile raggiungere la qualità di Apple nell’avere un OS così perfettamente adattato all’hardware, fluido, senza blocchi, con ottime prestazioni per i giochi e con un comparto fotografico così perfettamente bilanciato. Ovvio che tutto ciò si paga con il prezzo. E in questo momento non ero affatto disposto a spendere altri 750-800€ per un telefono.
Così rimaneva solo da scegliere marca e telefono. Il capriccio era di avere qualcosa con USB Type-C, per evitare di dover girare di nuovo con 2 cavi per la ricarica (il tablet ASUS ha già il nuovo attacco) e non spendere più di 400€. Voglio dire: se riuscissi a farlo durare almeno un anno e mezzp / due potrei comprarne un secondo, più moderno, provare qualcosa di nuovo e comunque avrei comprato 2 telefoni al prezzo di un iPhone, riducendo il problema dell’obsolescenza hardware programmata, giusto? Un affare, vero?
Quindi i contendenti erano ben pochi. Tutta la serie ZenFone automaticamente esclusa perché ancora con micro-usb (a meno di non aspettare lo ZenFone 3, di cui però non si hanno ancora le date di uscita e caratteristiche), il Nexus 5x escluso con somma delusione perché troppo costoso, bruttino e plasticoso – anche se mi attirava l’idea di provare la vera esperienza Android senza personalizzazioni. No assoluto a Samsung, ai suoi prezzi e alla sua TouchWiz; no a malincuore SONY sempre perché troppo costosa (anche se la serie Z è qualcosa di spettacolare, come ho potuto toccare con mano con lo Z2 di Gioxx).
E così ho iniziato a pensare seriamente a OnePlus, che mi attirava molto per il design, la ricercatezza del packaging e alcune chicche, come il cavo USB rosso, piatto e reversibile da entrambi le estremità. Ho cercato un invito e ho fatto l’ordine, ormai qualche mese fa.
Quello che poi ho scoperto su Android e sull’OPT nell’utilizzo quotidiano arriverà a breve (beh, con i miei soliti tempi di scrittura).
Foto di copertina: George Thomas
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