L’halftime show messo in scena da Kendrick Lamar durante il Super Bowl LIX di domenica è sicuramente uno show atipico per la storia degli halftime show.
Uno show che ho apprezzato molto, pur non conoscendo la produzione di Lamar né avendo una approfondita conoscenza della scena musicale hip-hop.
Quello che però ho percepito, da “profano” è uno show ben poco pop e commerciale, che rinuncia all’utilizzo di tute le sue hit, che taglie sulle parti più melodiche e accessibili a un pubblico più largo e si concentra sul rap di Lamar (se non durante il feat. con SZA), pieno di un simbolismo probabilmente leggibile solo dai sui fan diretti e che probabilmente non comprenderemo mai con certezza: Samuel L. Jackson nel personaggio di un Uncle Sam nero e il peso dei suoi interventi (too loud, too reckless, too ghetto – tra tutti), uno show con solo i colori della bandiera americana per tutto – dai ballerini, al palco, ai vestiti di Lamar -, la cornice di tutto lo show che si svolge in un videogioco (la barra di caricamento iniziale, il game over finale, la citazione ai simboli dei tasti di PlayStation ai 4 angoli del palco), il teasing di Not Like Us (la traccia dissing con Drake) che alla fine parte, Lamar che ci gira verso la telecamera quando cita Drake, fs esplodere il pubblico che urla “a minor” in quel
Why you trolling like a b!tch? Ain’t you tired?
Tryna strike a chord and it’s probably A-Minor
per chiudere poi il set con quella ripetizione ossessiva di “turn this tv off, turn this tv off”.
Comunque, per capire qualcosa di più, grazie alla segnalazione di Pucci, ho ascoltato con interesse questo episodio del podcast Dissect dedicato allo show:
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