Alla fine è arrivato il momento.
L’inizio di un’altra transizione per Apple, che dopo essere passata dai processori PowerPC agli Intel, ora abbandona Intel in favore di soluzioni progettate interamente in-house, gli Apple Silicon.
M1 è quindi il primo processore di questo nuovo corso, frutto di ormai 10 anni di esperienza nel produrre processori sempre più potenti ed efficienti per iPhone e iPad.
Un processore con un naming non anticipato dai rumors, che prevedevano che il processore prendesse invece il nome dall’A14 da cui deriva, con una nuova desinenza (forse A14Z).
E invece, ecco che compare una nuova sigla. E mi sembra molto interessante ragionale sul perché.
Da un lato ci sono sicuramente motivi di marketing: se vuoi dire che i tuoi processori sono potentissimi, per quanto tempo puoi dire che sono “gli stessi” di un telefono o di un tablet? Quanto sarebbe credibile per una utenza veramente Pro?
Dall’altra parte, c’è sicuramente anche la necessità di poter più facilmente portare avanti una roadmap di sviluppo di questa famiglia di processori non legata a quella annuale dei processori della serie A per iPhone e iPad. Una roadmap che per ora non è stata ancora svelata, ma che dovrà svilupparsi con aumento della frequenza di clock o l’aggiunta di nuovi core sia di CPU che di GPU.
A oggi però Apple ha presentato un unico processore che va a dare vita a un nuovo Mac Mini, a un nuovo MacBook Air senza ventole e al nuovo entry level della linea di MacBook Pro. Un processore unico su tutti questi prodotti, senza variazioni di clock o altro (se non per una versione da 7 core GPU presente nel modello più economico del MacBook Air, contro tutti gli altri nuovi mac che montano invece la versione da 8 core).
Un processore che segna un nuovo inizio per Apple, che ormai ha un po’ di promesse da mantenere e un bel po’ di benchmark da superare: sarà bello vedere nei prossimi giorni quanto di vero c’è nei claim di Cupertino e, soprattutto, come si comporteranno sul campo tutte le applicazioni di terze parti (con i riflettori puntati su tutta la suite Adobe, che dovrebbe aggiungere la compatibilità nativa ai chip con vari aggiornamenti tra fine anno e inizio del prossimo, a partire da Lightroom).
Intanto: vediamo come andrà. Ma sembra tutto molto molto molto interessante.
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