La notizia tech del giorno, che batte ogni annuncio del CES, è che Sonos ha tentato una causa contro Google accusandola di aver copiato alcune sue tecnologie brevettate dei suoi smart speaker, a cui Google stessa aveva avuto accesso dal 2013 dopo l’inizio di una partnership Sonos-Google.
Se alcuni approfondimenti specifici sulla causa si trovano nel pezzo Sonos sues Google for allegedly stealing smart speaker tech, mi hanno invece colpito i seguenti passaggi tratti da un altro articolo di The Verge, Sonos said what every smaller tech company was thinking: working with big tech sucks:
Google told Sonos it would pull Google Assistant support if Sonos enabled simultaneous wake words. That’s the feature which lets speakers listen for both “Alexa” and “Okay Google” at the same time. Google really comes off looking like a bully.
ma soprattutto:
Four years ago I wrote a piece warning that the move to digital assistants would mean that a lot more of what we see “online” (if that term even applies to talking to a smart speaker) would be determined by backroom deals. It turns out I wasn’t pessimistic enough: those same deals are also determining what kind of gadgets get made and what they’re allowed to do in the first place.
Un altro esempio, non da poco e comunque molto attuale? Beh, l’accordo di licenza tra Google e Hawei, impossibile a causa del ban di Trump, che taglia le ali – di fatto – a tutti i nuovi telefoni Huawei che non possono avere a bordo alcun servizio Google (dalle Mappe all’App Store, assistant e tutti i servizi e microservizi collegati) rendendoli di fatto nulla l’appetibilità dei device per il mercato occidentale.
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