Credo che sia la prima volta che mi cimento con un post del genere, ma inizio a sentirne il bisogno per provare a mettere dei punti fermi, almeno annualmente e usarlo quindi per qualche confronto nei prossimi anni.
Così, su due piedi, non sono in grado di capire se il 2016 sia stato un anno bello o brutto.
Sicuramente è stato l’anno delle riduzioni, ma non positive.
Ho scritto poco, pochissimo. Non solo qua sopra (ci sono all’attivo solo 35 post e 19 bozze che ormai non ha più senso recuperare perché quasi tutte inerenti a notizie di tech ormai un po’ troppo vecchie), neanche sul blog personale (tranne qualche riga in occasione dei viaggetti) e su fuorigio.co.
Ho corso poco, pochissimo. In uno slancio di fiducia nei miei confronti, mi ero imposto l’obiettivo di correre almeno 1000km. Beh, è stato un fallimento, visto che ne ho corsi solo 139 e l’ultimo allenamento risale a settembre. Può sembrare assurdo, ma da questo punto di vista ho sofferto il lasciare la città (Bergamo) e tornare in provincia: avevo trovato un mio equilibrio e mi piaceva correre in città, passando dalla strada a uno dei tanti parchetti o provare la scalata di Città Alta. Invece qui, nella provincia natia, non trovo il percorso adatto. Troppa campagna fatta di sterrato su cui non riesco a correre, vie del paese non bellissime e sì, c’è la possibilità di correre sul Naviglio, tra caldo afoso d’estate e un’umidità gela ossa d’inverno.
Ho giocato poco. O meglio: a dispetto degli anni passati ho provato, giocato, sperimentato poche cose differenti. Complice una serie di diversi gruppi di amici, ho continuato la mia avventura come Guardiano nell’universo di Destiny, spendendoci molte ore. Anche se l’ultima espansione Rise of Iron si è in realtà rivelata un po’ troppo ripetitiva nei contenuti, ancora una volta è riuscita a imbrigliarmi nel sistema di grinding e spingermi verso una crescita lenta e costante del personaggio. Ho ripreso quell’account in realtà nato un po’ male di Ingress e ho giocato molto, partecipando anche a qualche impresa folle (una delle quali è finita dritta libro dei record, almeno per quello che riguarda l’italia) e a un paio di Anomaly (Colonia e Roma). Ho ripreso a pagare l’abbonamento a Word of Warcraft e continuo a giocarci in solitaria, senza clan, senza amici. E per quanto paradossale, per ora va bene così.
Sicuramente tra i giochi dell’anno includerei World of Final Fantasy (una piccola gemma forse troppo snobbata) e Stardew Valley.
Sono stato ben poco social. Mi sono reso conto che ora accedo, quasi con fastidio, a Facebook. E lo faccio praticamente solo dopo aver ricevuto una di quelle notifiche che non si possono disattivare, a costo di disattivare tutto il resto. L’amore per SnapChat è finito, più che altro perché seguire i video richiede tempo. Su Instagram sono diventato un lurker che scorre quel paio di volte al giorno il feed degli amici (che ora ritengo ingestibile da quando non è più in ordine cronologico) e mette qualche like qua e là. Twitter è al momento il social che resiste più di tutti, ma come sempre è più una fonte di notizie (soprattutto in ambito tech e gaming), che non un media per interagire pesantemente con altri. In ogni caso, anche rispetto agli anni scorsi il tempo che gli dedico è decisamente crollato.
Ho letto poco, quasi nulla. Ero quello che – se preso bene da un libro – lo finivo in pochissimi giorni, rubando ogni ritaglio di tempo possibile. E invece ad oggi Goodreads, a cui in realtà mi sono iscritto verso metà anno, segna solo 3 libri. Ed è una cosa bruttissima.
Non so bene perché: da un lato, non so mai cosa leggere: non mi informo sulle nuove uscite, non ho dei veri e propri gusti definiti o autori preferiti che mi possano aiutare nella scelta. Mi affido molto ai consigli del amici, ma quest’anno – colpevolmente – o chiesto poco. Dall’altro lato, mi dico che non ho avuto tempo, ma sappiamo tutti che è solo una scusa e che si tratta di riequilibrare in modo differente le priorità.
Sicuramente, posso catalogare il 2016 come l’anno della sospensione: stavo insistentemente volgendo il mio sguardo verso l’estero, con l’idea di (almeno) provare a lasciare l’Italia e rimettermi in gioco altrove, possibilmente oltremanica. Però son stato trattenuto da una serie di cose che si sono incastrate tra di loro, mi hanno tenuto in bilico e, alla fine, hanno fatto saltare il progetto. Fortunatamente però la sospensione ha portato, proprio negli ultimi giorni dell’anno, alla firma di un contratto per una collaborazione che mi terrà occupato per tutto il 2017 e di cui non posso che essere più che contento, fiero e… anche un po’ spaventato.
Però: sono tornato sui banchi di scuola, riuscendo a passare le selezioni per il master di Growth Hacker Marketing in TAG Innovation School. E non posso che essere più che soddisfatto sia dal punto di vista didattico che umano (sia lato docenti che compagni) di questa breve intensa avventura.
Ho viaggiato più del mio solito, con ben due visite a Londra, ospite di una coppia di carissimi amici, e un viaggio di 15 giorni diviso tra Berlino e Colonia. Non sono fatto per viaggiare, però devo ammettere di avere apprezzato particolarmente i giorni in Germania. Mi sono sentito per un po’ un nomade digitale, visto che non avevo avuto modo di staccarmi al 100% dal lavoro (ah, il bello dei liberi professionisti): avevo sempre nello zaino MacBook Air e non è stato male alternare momenti da turista a momenti di lavoro su panchine nei parchi o banalissimi Starbucks. È stato uno stacco dalla solita routine che mi è servito per ricaricare un po’ le batterie e ho scoperto che Berlino è una città che mi affascina moltissimo.
Ho visto nascere la prima edizione di CrowdFest e la terza di Game Happens!, con la possibilità di dare una mano a entrambi gli eventi: si è trattato di esperienze bellissime, faticose ma soprattutto molto molto appaganti, sia dal punto di vista professionale che personale. E non vedo l’ora di potermi rimettere al lavoro sulle nuove edizioni.
Ho ascoltato molta musica: last.fm parla di almeno 27 giorni di ascolti, con una top 10 degli album dominata da Cosmo e il suo L’ultima festa, vera scoperta musicale di quest’anno. L’anno si è aperto con il concerto di Jovanotti ad Assago, ospite dello Swatch Club che mi ha omaggiato un posto in tribuna VIP, prima fila. Ho visto dal vivo I cani, Cosmo, Cristina D’avena (già).
Cosmo rimane la mia scoperta musicale dell’anno, Jovanotti la mia ossessione.
Per quello che riguarda le serie TV, forse ne ho viste troppe. Le statistiche di Trakt.tv parlano di 824 riproduzioni, per una media di più di 2 episodi visti al giorno.
Ancora una volta non riesco a rinunciare ai vari criminal iniziati anni fa e che continuano (NCIS, Criminal Minds), né alle produzioni di Shonda, per quanto ormai si stiano un po’ troppo trascinando (Grey’s Anatomy in primis). Però è stato l’anno di quel capolavoro di Westworld, quello in cui ho recuperato Vikings, The Americans, Penny Dreadful. È stato l’anno in cui non sono riuscito a finire né Stranger Things, né la seconda stagione di Mr. Robot.
Ma soprattutto, è stato anche l’anno in cui finalmente ho deciso che posso anche lasciare perdere senza problemi alcune serie che mi avevano ormai stufato e fatto perdere ogni interesse, da Pretty Little Liars a The Dome, passando per The 100 fino a Once Upon a Time.
E con questo, credo che sia tutto.
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