Questo è un post un po’ lungo. Se vi interessa andare al sodo sulla parte un po’ più di analisi di alcune cose che ho scoperto per colpa del mio tweet di Bieber, scorrete direttamente alla fine del post, dove inizia l’elenco puntato. Se avete voglia di leggere tutto… buona lettura 🙂
Due giorni fa: giornata di corsa, decisamente pensante, piena di troppi refusi qua e là. A un certo punto mi rendo conto di aver ascoltato più volte una canzone di Justin Bieber. Sono arrivato a casa, ho acceso lo Spotify sull’impianto e sdraiato sul divano intanto che mi decidevo a sfarmarmi in qualche modo ho sentito altre 2-3 volte quella stessa canzone. Ho scritto quindi questa cosa qua sotto e l’ho messa sia su Facebook che su Twitter.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato se la canzone più ascoltata di oggi è di Justin Bieber ♫ https://t.co/AeLCiJ0McQ
— Lorenzo (@nomoreme) January 13, 2016
Una di quelle cose tranquille e leggerette che pubblichi senza neanche rileggere due volte e poi te ne dimentichi.
Dopo un po’ mi accorgo di troppe notifiche: reply, cuori, retweet e un DM. Tutto nato da quel tweet.
Leggo qualcosa, rileggo quanto ho scritto e mi accorgo del refuso. Mi accorgo di tutte quelle cose che non ho scritto, che ho sottointeso e mi rendo conto di come il messaggio venga alterato. E ammetto che ci rimango male, molto male.
E così, senza voglia di polemica, voglio provare ad andare un po’ più nel profondo di quei 140 caratteri.
https://twitter.com/miperdoinjustin/status/687384696456634368
Cara proud of jus,, -311, musicalmente parlando io non me la sento di dire che Justin sia bravo virgola bravissimo. Anzi, fammelo chiamare Justin Bieber per intero perché io sono della generazione in cui l’unico e solo Justin è Justin Timberlake. Sono della generazione delle faide tra i fan dei 5ive e dei Backstreet Boys e degli *Nsync. Della generazione che è sopravvissuta per miracolo allo scioglimento dei Take That e che si ricorda i troppi mmmmm bop degli Hanson.
In ogni caso queste icone della mia adolescenza, a cui sono particolarmente affezionato, non corrispondono all’immaginario che ho di quelli bravi virgola tanto bravi. Sarò banale, sarò mainstream, sarò ancorato troppo al passato, ma quando penso a quelli bravi, penso a Freddy Mercury (prova a sentire questa We are the champions a cappella e dimmi cosa ne pensi), penso a David Bowie (r.i.p.), a Michael Jackson, a Bob Dylan, a John Lennon, ad Aretha Franklin (e a quello che ancora riesce a fare a 90 anni).
Non so chi siano i produttori di Justin Bieber, non so chi gli scrive i testi, non conosco la sua storia (e in realtà è una cosa per cui neanche sono disposto a perdere del tempo, ma non solo per Bieber: anche per molti altri. Non sono così appassionato di musica). Non so cosa c’è oltre al capello perfetto, il muscolo che guizza e i mille tatuaggi. Non so se anche lui usa l’autotune o quel trucco che gli sdoppia la voce o se invece è tutto nature, vocalmente parlando. Ma soprattutto, non sono un critico musicale, non sono un esperto: per questo non me la sento di dire in tutta coscienza che lui sia bravo. Ma posso dirti una cosa oggettiva: io ascolto Justin Bieber.
Sì, lo ascolto. E non lo ascolto neanche poco, visto che secondo Last.fm è nella mia Top 20 dei più ascoltati nel 2015, nella Top 10 di questo 2016. E lo ascolto anche con piacere: quando parte una sua canzone non ho certo l’impulso di fare subito neeeeext come quando parte qualcosa dei Modà. Non lo ascolto solo perché a volte ho la radio accesa e perché sono così pop e commerciale da adeguarmi passivamente a quello che va di moda e viene passato in questo momento. No, lo ascolto anche anche volontariamente: ho alcune sue canzoni inserite nelle playlist di Spotify che uso abitualmente. Ho Love Yourself, Sorry, What do you mean? nella mia playlist annuale del 2015; quella tamarrata che ha fatto con Jack Ü e Diplo e Skrillex è appuntamento fisso nella playlist per correre (ed è una di quelle canzoni che mi dà più la carica, grazie al remix di Marshmello); sicuramente c’è qualcos’altro di suo in qualche altro mix tematico.
@nomoreme @JBITALIANCREW non capisco cosa sia sbagliato se solo adesso avete aperto gli occhi e superato i pregiudizi se così si può dire👍
— Beth (@ldmcbeth) January 13, 2016
Non è questione di aprire gli occhi, cara he is my #Purpose, perché rientriamo in quanto dicevo sopra. Il punto è che forse è più un rendersi conto di essere al limite di uno di quei dirty pleasure di cui un po’ ci si vergogna. Quelle cose che si dicono ma non a voce troppo alta (certo, twittarlo rientra ovviamente nel non urlare troppo, vero?). È un po’ come dire di apprezzare tantissimo The 100 o non il potersi perdere una puntata di Pretty Little Liars: te freghi della recitazione pessima, del fatto che siano dei teen drama e che tu non sei più un teen, delle trame che vanno ben oltre la sospensione dell’incredulità e arrivano direttamente al WTF continuo.
Però c’è una parola chiave che hai usato e che mi piace molto, in questo caso: pregiudizio. Sì: penso che parte di questo dirty pleasure nasce proprio dal pregiudizio che ho che Justin Bieber sia il prodotto di un’operazione commerciale fatta per raggiungere fan che siano principalmente ragazze, con un’età decisamente più bassa della mia. Quindi io non dovrei ascoltarlo. A me non dovrebbe piacere. Io sono fuori target.
@nomoreme @JBITALIANCREW @Spotify magari sei tu quello sbagliato😉
— Miriam Cortese (@miryam271014) January 13, 2016
Io sono quello sbagliato. Senza il magari, senza la faccina che fa wink. E il perché mi sento sbagliato te l’ho spiegato sopra.
Però poi arriviamo alla bella citazione…
@nomoreme bitch better have his money #js
— Always with Justin (@Luvya1st) January 13, 2016
…e al best tweet ever (scusate per la semicit.: è più forte di me):
https://twitter.com/AngieCantarella/status/687385620977696769
Insomma, un tweet di quelli che ti innervosiscono seduta stante.
Il mio problema, è che racchiusi nei miei sintetici 140 caratteri ci sono tutte quelle 1200 battute che ho scritto proprio qua sopra. Il mio problema è che in effetti il tweet doveva essere un “C’è qualcosa di profondamente sbagliato se la mia canzone più ascoltata di oggi è di Justin Bieber”.
Quindi il mio problema è la tua risposta, cara Justin Follow pls ♥️, così gratuita, così in scivolata.
Il mio problema è che anche se you know that there is no innocent one in this game […], che anche se I’ll take every single piece of the blame if you want me to, non accetto si faccia funzionare per un paio di secondi per arrivare a questo semplice ragionamento: ho ascoltato una canzone triste in una giornata difficile -> l’ho sentita più e più volte in loop perché la volevo sentire -> sono triste. Così, dovrebbe essere facile capire che il mio problema fondamentale non era Justin Bieber, ma come io mi sentivo in quel momento: triste.
Il mio problema è che magari non mi aspettavo una risposta superficiale che non considerasse minimamente la canzone in oggetto e tutto quello che si porta dietro. Il mio problema sono un paio di DM di insulti che mi sono arrivati e che ho cancellato immediatamente, bloccando chi me li ha scritti.
Il mio problema è che facciamo quelli che viva l’internet, libertà d’espressione!!111!!1!, ma solo se non si parla male dei propri idoli (di qualsiasi tipo siano). Il mio problema è che questi atteggiamenti portati avanti da ragazzi così giovani mi fanno un po’ di paura e spero che dietro a questi ragazzi ci siano genitori che siano in grado di spiegare bene come usare certi strumenti.
Il mio problema è che a volte do per scontato che non sempre il significato di quanto scritto è quello letterale.
Il mio problema è che non esprimevo odio e le mie intenzioni erano ben diverse.
Ma a parte questo, la vicenda è stata una bella occasione per fare un giro di questa community così attiva e mi sono accorto di una serie cose che mi hanno stupito. In fondo frequento i social anche per lavoro e passando di tweet in tweet mi si è aperto un mondo:
- il mio tweet è stato intercettato in tempo quasi zero senza che io abbia messo un hashtag o fatto una mention all’account di J.B. È una cosa wow, ma anche una cosa un po’ tanto paura;
- all’inizio pensavo che tutti i cuori e dei retweet arrivassero dagli haters, ma poi mi sono reso conto che non era così. A parte alcuni miei contatti diretti, per la maggior parte erano Belieber (qui la definizione): vuol dire che hanno dato maggior peso alla parte positiva del messaggio (la canzone più ascoltata di oggi) rispetto a quella negativa che ha fatto infuriare alcune (c’è qualcosa di sbagliato);
- hanno iniziato a seguirmi alcune persone che, a distanza di 2 giorni, non hanno ancora mai interagito con me: non un retweet, non un preferito su qualcuno dei miei vecchi tweet. Se non c’è nessun contenuto che ha attirato loro attenzione del mio account, perché hanno iniziato a seguirmi? Per tenermi d’occhio nel caso osi parlare ancora male di Justin Bieber? Perché collezionano follower? Perché purché se ne parli (di Bieber)? In ogni caso, anche qui: paura;
- queste persone hanno numeri impressionanti. Io non mi considero un heavy user, o per lo meno, non sono uno di quelli che produce molti contenuti, anche se leggo quello che scrivono i miei contatti e spesso ho trovato tante cose interessanti grazie a loro: notizie, approfondimenti, robe di lavoro e robe frivole. Ma sono su Twitter dal 2007 vedere un account aperto da uno-due-tre anni con 64mila tweet e 2.826 follower e altrettanti following fa ancora una volta… paura.
- ho scoperto, nella mia ignoranza, che ci sono diversi account che spiegano quali sono gli hashtag da usare e gli account da seguire per essere seguiti da Justin Bieber. Uno è @justinitalyhelp, è gestito da DUE MASCHI che sono seguiti da Justin Bieber, quindi il loro metodo funziona (l’hanno scritto nella loro Twitter bio. @Domitilla, che ne pensi?) e lo vogliono condividere con la community.
Come essere seguiti da Justin pic.twitter.com/bUj6NLBu7v
— JB FollowHelp Italia (@JustinItalyHelp) January 8, 2016
- penso che potrebbe piacermi lavorare come SMM di J.B.: alla fine, non dovrei più preoccuparmi più di fan acquisition, ma avrei solo l’imbarazzo della scelta dei following (e posso anche non farlo tutti i giorni).
- è interessante come questi account guida riescano a scoprire da dove arrivi il following fatto da un altro account. Attività di social engeneering di massimo livello, che neanche un tech team con radian6;
- la corsa all’essere seguiti da Justin Bieber viene sfruttata benissimo dall’account twitter di Shots, applicazione per scambiarsi selfie, utilizzata e supportata economicamente (anche) da Bieber e che ha raccolto 8,5 milioni di dollari di investimento: hai più possibilità che Justin Bieber ti segua se tu segui gli account di Shots e del suo ideatore Jhon Shahidi;
- ci sono fan che fanno una content curation ottima e vanno avanti a botte di engagement come fossero noccioline, meglio di alcuni brand brand da agenzie e professionisti italiani;
- i fan sono profondamente dedicati a Bieber. Il loro account è per Bieber, parla solo di Bieber, delle sue canzoni, delle sue interviste, dei suoi concerti, dei suoi video. Non parlano della loro vita, di quello che fanno o di quello che piace o non piace. Elargiscono cuori e RT solo se si parla di Bieber.
- leggono, scrivono, condividono contenuti in inglese senza problemi (e spesso senza errori). Conoscenza dello slang: 120%. Magari avessi avuto io tutta questa esposizione a un’altra lingua anni fa!
E comunque, a questo punto mi viene voglia di farmi un giro anche sugli account delle Directioner, per capire se le meccaniche sono le stesse.
Ma sicuramente ho imparato una cosa: nessuno mette Bieber in un angolo, (ne)anche senza volerlo.
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