È bastato l’allenamento di settimana scorsa assieme agli altri #cityrunners per far cambiare qualcosa.
All’inizio mi sentivo un infreddolito criceto lento in ritardo sulla sua ruota: sono un maledetto schizzinoso, non sopporto il freddo, non sono abituato a fare attività fisica all’aperto quando fa freddo, non mi piace girare in tondo sullo stesso percorso e ovviamente ero arrivato in ritardo perché sfiga vuole che – pur uscendo per tempo dall’ufficio – mi son beccato sulla strada traffico, code, lavori, invasioni di cavallette che volevano attraversare la strada anziché farmi passare
Eppure mi son sentito veramente bene a correre, arrancando un po’ all’inizio, ad accelerare un po’ all’ultima curva prima di passare davanti al gruppo partito prima e già fermo all’arrivo, a fare un tempo sul chilometro che non mi aspettavo, abituato come sono a tempi bene più lunghi tentando, uscita dopo uscita, di completare la scalata a Città Alta.
Era un po’ che non correvo, tra malattie, febbriciattole varie e un minimo di pigrizia. Eppure sono riuscito comunque a fare il mio tempo migliore sul chilometro, anche se non bastato, anche se son comunque finito in quel gruppo grazie lo stesso.
Nonostante tutto quel tempo sul giro mi ha strappato un sorriso: è una piccola sfida contro me stesso che ho vinto, è un piccolo traguardo che ho superato; ma dall’altro lato mi ha anche fatto innervosire: non ero così così stanco a fine allenamento, perché non ho accelerato un po’ di più e riuscire così a strappare qualche altro secondo al cronometro?
Poi arriva il weekend, una discussione sul gruppo che ti fa pensare che forse puoi tentare la staffetta alla Milano Marathon. Tanto son circa 10km, tanto già arrivo ai 6 senza troppi problemi, tanto la maratona è ad Aprile e c’è tempo, tanto arriveranno gli altri programmi di allenamento del Coach e basterà seguirli e non lasciar vincere la pigrizia.
E così mi ero messo in testa che oggi avrei corso, subito dopo l’ufficio, indipendentemente dal freddo. E prima di uscire eccoli, i nuovi programmi di allenamento.
40/50 minuti di fondo lento con 6/8 allunghi veloci alla fine di 60/80 metri.
Ok: ce la posso fare.
Arrivo a casa, mi cambio, prendo il Pebble, le cuffiette, un bel po’ di riscaldamento e via in strada a correre.
Parto lento, tranquillo. Decido di non tentare di nuovo la scalata a Città Alta, ma ad ogni incrocio faccio decidere alla (non) pendenza della strada e al verde del semaforo pedonale.
Mi viene in mente quel post e quel primo punto che mi si è stampato in testa:
Correre.
Senza pensare al lavoro, al freddo o al caldo.
Correre e basta, ovunque ci si trovi.
Mi rendo conto che non stavo pensando più a nulla: non alle cose da fare a casa, non all’ansia del lavoro, non a quella solitudine in eccesso degli ultimi giorni.
Ho in mente solo me e penso soltanto alle mie gambe, al mio passo, al mio fiato e al fatto che che ancora non stavo cedendo: passano i kilometri, passano i minuti e, secondo dopo secondo, abbasso il tempo al chilometro.
Mi avvicino a quei 40/50 minuti, inizio a tagliare dritto verso casa e a pensare a quegli allunghi veloci: finiscono per farli su un pezzo in salita, sento tutta la fatica dopo ogni scatto, ma 1 e 2 e 3 e – dai ne mancano pochi – 4 e 5 dai 6 e 7 e – ancora uno – 8.
Sono contento, ce l’ho fatta, ma le gambe iniziano a non reggere. Guardo l’orologio, sto per mettere in pausa ma mi rendo conto che sono arrivato quasi a 9km. Perché non fare un ultimo sforzo e provare ad arrivare ai 10k?
Mi rendo conto che il passo medio sta peggiorando, ma provo a spingere un po’ di più e poi ancora qualcosina.
E alla fine, ce la faccio.
Rientro in casa, muoio felice sul fatboy per qualche secondo, selfie di rito e poi subito a fare stretching prima che l’acido lattico si impossessi di me.
E inizio seriamente a pensare ad Aprile.
Abbiamo detto staffetta, giusto?
Foto in apertura:
Running di Giuseppe Milo
Flickr, (CC BY 2.0)
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